Milano e le sfide del futuro – articolo del “Corriere della sera”, 28 luglio 2025

Milano e le sfide del futuro: energia e forza rimangono, ma ora la politica si riprenda il timone della città

di Nicola Pasini

Milano è più simile a Manhattan che alle metropoli europee: caduta molte volte è sempre pronta a rialzarsi. Da qui al 2027 la politica rispolveri il suo senso di responsabilità.

 

Milano è la città dell’abbondanza. Ci sono i danee, i migliori negozi, le Investment Bank e gli studi legali dove si parla solo globish (e anche cinese), le migliori Università d’Italia sempre più internazionalizzate (senza studentati), un ottimo Terzo settore, la Scala, la moda, il lusso e lo stile (non solo design), il Milan e l’Inter (non più meneghine e un po’ sparagnine: vedasi la voce stadio Meazza), l’editoria, le multinazionali della conoscenza ipertecnologica e del settore biomedicale e farmaceutico. È, quindi, città aperta, ipermoderna e di frontiera, ma anche deserto di individui (pensiamo al fenomeno dei neet).

 

La città, infatti, è spaccata in due: quelli coi soldi (e sono tanti, per fortuna!) che la usano, la consumano e la trasformano; e quelli che la subiscono, spesso nella marginalità di una condizione dalla quale non si riesce a sottrarsi. Dove gli ultimi sono in compagnia dei penultimi, il noto ceto medio, quello che ha fatto di Milano una grande Milano. Il bello è che non sempre i ricchi e benestanti votano (quelli che ancora votano) a destra e i secondi (gli «svantaggiati») a sinistra. Perché oggi, e più che mai a Milano, queste due parole si sono in parte scambiate i ruoli. E poi che cos’è progresso, innovazione, tradizione, conservazione? Un tempo si diceva: «Milano, o recupera la sua anima riformista o non è», ma oggi chi rappresenta chi e quali sono i valori (e gli interessi) in gioco? […]

 

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